La Conferenza di Monaco: una pace illusoria

La conferenza di Monaco fu una riunione organizzata nel disperato tentativo di fermare una guerra che, almeno in apparenza, nessuno voleva. L’incontro si tenne dal 29 al 30 settembre del 1938.

Da mesi la Germania aveva innescato quella che divenne nota come la “crisi dei Sudeti”. I Sudeti sono un sistema montuoso al confine tra la Germania, la Polonia e la Repubblica Ceca. Il nome, nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, designò l’intera area tedescofona all’interno di Boemia e Moravia; quindi, con questa denominazione, si definiscono talvolta le popolazioni tedesche ivi insediate fino alla Seconda guerra mondiale. In una serie di discorsi durante tutta l’estate del 1938, difatti, Hitler aveva raccontato e ingigantito le sofferenze e le angherie a cui era sottoposta questa minoranza ad opera del governo cecoslovacco. La regione abitata dai Tedeschi dei Sudeti rappresentava un territorio strategico per la difesa della Cecoslovacchia, essendo lì concentrata la maggior parte delle fortificazioni difensive. Tra gli stessi Sudeti era stato formato un partito nazista, come anche organizzate squadracce e bande armate con cui preparare un’insurrezione.

Al culmine della crisi, Hitler presentò al governo Cecoslovacco un ultimatum che conteneva una serie di durissime condizioni: se non fossero state soddisfatte entro pochi giorni, Hitler avrebbe invaso il Paese. Un atto proditorio, che Regno Unito e Francia non potevano accettare.

L’Accordo di Monaco venne dunque siglato nella mera illusione di convincere Hitler a rinunciare all’invasione della Cecoslovacchia. Il Führer si sarebbe dovuto “accontentare” del territorio abitato appunto dai Sudeti, ovvero quelle regioni situate al confine in cui vivevano 3 milioni di cittadini di lingua tedesca. La prospettiva di una guerra, in quel momento, era catastrofica, e la stessa condizionò la condotta di Chamberlain, allora Primo ministro del Regno Unito. Questo volò in Germania diverse volte, nel settembre del 1938, per condurre una serie di contrattazioni diplomatiche piuttosto frenetiche volte al raggiungimento di una soluzione pacifica.

Chamberlain intendeva stipulare un compromesso con la Germania, in base al quale avrebbe accettato l’annessione dei Sudeti da parte del Reich in cambio del riconoscimento dell’indipendenza del resto della Cecoslovacchia. Tuttavia, tale soluzione aveva scatenato un fiume di proteste politiche tali da far vacillare il governo. L’allora Segretario per gli Affari Esteri, lord Halifax, dubitava fortemente di tutti quegli atteggiamenti concilianti che servivano solamente a far sembrare la Gran Bretagna debole; Winston Churchill, tra i più illustri e influenti membri del partito Conservatore, si mostrava intransigente nei confronto della politica aggressiva ostentata da Hitler.

Quando il 7 settembre divenne evidente che un’invasione tedesca della Cecoslovacchia fosse ormai alle porte, Halifax prese formalmente le distanze dal Primo ministro, il quale non poté reagire con eccessivo vigore, in quanto una rottura definitiva con il suo più stretto alleato si sarebbe rivelata insostenibile. Decise tuttavia di incontrare Hitler, dal quale ottenne un impegno in base al quale nella terra dei Sudeti si sarebbe tenuto un referendum per appurare se gli abitanti tedeschi della regione volessero effettivamente essere annessi dal Reich. Il vero problema sorse al secondo ritorno di Chamberlain dalla Germania, il 22 settembre 1938: incoraggiato dalla condiscendenza del Primo ministro britannico, Hitler aveva cambiato le carte in tavola, pretendendo di annettere la terra dei Sudeti senza ulteriori indugi. Lo stesso 22 settembre migliaia di manifestanti scesero per le strade di Westminster chiedendo le dimissioni di Chamberlain.

Winston Churchill ben sapeva che se fosse caduto il governo in carica, sarebbe toccato lui a prendere il posto di Chamberlain come conseguenza dell’aggravarsi della situazione internazionale. Quando Halifax seppe che la risposta di Chamberlain all’irrigidimento di Hitler consistette nell’offrirgli una porzione ancora maggiore del territorio cecoslovacco, gli comunicò la sua profonda inquietudine. Nella cruciale riunione di Gabinetto che seguì, Halifax rese esplicita e ufficiale la sua opposizione alla politica del Primo ministro.

Per uscire dall’accerchiamento, Chamberlain decise di mandare un duro avvertimento a Hitler: in assenza di un accordo, l’annessione preannunciata dalla Germania avrebbe reso lo scontro inevitabile. Il Primo ministro mandò immediatamente il più fidato dei suoi collaboratori, il funzionario Horace Wilson, ad avvertire il Führer che il governo inglese si stava muovendo verso la guerra. Hitler allora propose a Chamberlain una riunione da tenersi a Monaco il giorno successivo per tentare di raggiungere un compromesso che risultasse accettabile da entrambe le parti. I ministri inglesi esplosero in un boato di gioia e sollievo.

Il 29 settembre Chamberlain partecipò allo storico incontro di Monaco, accolto dal Führer e da Mussolini (il quale fungeva da mediatore e garante). In base all’accordo raggiunto, le aree di lingua tedesca dei territori rivendicati da Hitler sarebbero state incorporate nel Reich e una commissione internazionale avrebbe controllato i risultati di una serie di referendum popolari. Chamberlain, tornato in patria, venne accolto come un eroe nazionale. Churchill tuttavia commentò così l’accaduto: “Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra”.

Nel giro di qualche settimana, l’Accordo di Monaco fu letteralmente calpestato: i previsti referendum non ebbero mai luogo e Hitler si prese i territori contestati. Nel marzo del 1939 il Reich annetté l’intera Cecoslovacchia, mentre Halifax costrinse un Chamberlain ormai alle corde ad offrire una serie di garanzie militari a Polonia, Grecia e Romania. Fu questa la mossa che aprì la strada alla dichiarazione di guerra del settembre 1939, quando Hitler estese l’invasione alla Polonia.

Il governo Chamberlain cadde 8 mesi dopo, lasciando aperta la successione e Churchill. L’ex Primo ministro morì nel novembre 1940. L’Accordo di Monaco è rimasto nella memoria collettiva come un vero e proprio disastro diplomatico, e una dura lezione per la Gran Bretagna.

Precedente I Feziali, supremi difensori della dignità di Roma